I pittori che scolpiscono e gli scultori che dipingono: Sassu e Cagli, per fare due east, appartengono alla prima di queste esperienze, Cosentino, come tanti altri, alla seconda. Ecco, sono appunto i dipinti che, in questa occasione, Cosentino ha pensato di esporre, scegliendo, tra le sue sculture, soltanto qualche rara opera.

Dipinto Gino Cosentino Ricordo che, qualche anno fa, egli ha voluto esprimere le ragioni per cui ha fatto la scelta di questo suo “mestiere” difficile: la scultura; ha detto: “Se il pensiero, passando attraverso le mani, si concretizza in un’opera d’arte, è come se una freccia indicasse a tutti la strada che conduce verso l’amore”.
Si tratta di un pensiero che ora, sia guardando le poche sculture che figurano in questa mostra, sia i quadri ch’egli ha dipinto, certamente non bisogna dimenticare. Le sue “pietre” hanno un carattere di forte plasticità e costituiscono una risposta di evidenza antica al problema della modernità.

Ogni esperienza di un artista è infatti unica e autonoma, nasce e finisce all’interno della propria verità. Soltanto questa è l’originalità; al di fuori di ciò c’è unicamente la moda o il gusto. Cosentino ha senz’altro coscienza di questa inevitabile condizione: è qualcosa di cui è convinto da sempre. Ma ciò non governa, appunto, solo le sue sculture, bensì anche il costante “esercizio” del suo dipingere, ch’egli affronta da anni con dispie gato puntiglio creativo.

Io guardo i suoi quadri con stupore per la loro intensità cromatica e per l’estro che li anima. Egli, come per la sua scultura, si dedica al mondo che respira nella natura e nell’umano: un mondo di tramonti e di soli sorgenti, ricco di vitalità, dove ogni essere creato è presente con la fantasia delle sue particolari qualità, delle sue invenzioni e visioni.

Così, dunque, in questo suo mondo particolare, vi appaiono uccelli e fiori, prati erbosi e boschi, ramarri e lucertole, pecore e cani, delicate fanciulle e virili presenze. Dolcezza e crudeltà si alternano come in ogni situazione reale. Ecco: Cosentino e qui, in ogni dettaglio di questa sua intima immaginazione: è qui coi suoi sogni e Con la realtà che deve affrontare ogni giorno.

Mario De Micheli 

“Maternità” Bardiglio – 50 x 53 x 62 – 1994